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In Italia, Ho Riscoperto la Potenza di Tre Tipi di Preghiera

Prima del COVID-19 i Salmi di lamento sembravano come eccessivi. Ma con ormai 10,000 morti la mia chiesa a Roma, chiusa dal blocco totale, vive più che mai gli stessi lamenti di Davide.

Un murales dedicato a tutti gli operatori sanitari italiani su una parete dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, epicentro dell'epidemia COVID-19 in Italia, vicino a Milano.

Un murales dedicato a tutti gli operatori sanitari italiani su una parete dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, epicentro dell'epidemia COVID-19 in Italia, vicino a Milano.

Christianity Today March 28, 2020
Emanuele Cremaschi / Stringer / Getty Images

La pandemia del COVID-19 ha cambiato il modo in cui i cristiani italiani pregano e vivono la loro fede, in una nazione che è sconvolta dai più di 10,000 morti — il numero più alto al mondo — e dai più di 92,400 casi confermati (seconda solo dopo gli Stati Uniti).

Durante questo periodo di isolamento non è più possibile riunirci la domenica o nei gruppi settimanali. Uscite, viaggi e matrimoni sono sospesi, così come la maggior parte delle attività. Se si viene trovati fuori casa senza una valida ragione si rischia una multa pesante.

Ma questa stagione di esilio ci ha aiutato a scoprire tre aspetti della preghiera che spesso trascuriamo in momenti di abbondanza.

1) Preghiere di Lamento

Fino a un mese fa i salmi di lamento sembravano spesso come un’esagerazione. Per esempio, la protesta di Asaf che Dio aveva “dato da bere lacrime in abbondanza” al suo popolo poteva sembrare eccessivamente drammatica; il grido di Davide a Dio “Fino a quando nasconderai il tuo volto?” sembrava un sentimento lontano.

Ma mentre l’umanità sta lottando per contenere una pandemia che genera paura e ansietà, il lamento sembra avere una nuova rilevanza per ognuno di noi. A marzo del 2020, il Salmo 44 sembra risuonare perfetto:

Risvegliati! Perché dormi, Signore?
Destati, non respingerci per sempre!
Perché nascondi il tuo volto
e ignori la nostra afflizione e la nostra oppressione?

Poiché l'anima nostra è abbattuta nella polvere;
il nostro corpo giace per terra.
Ergiti in nostro aiuto,
liberaci nella tua bontà.

Pochi cristiani occidentali hanno vissuto povertà, ingiustizia o persecuzione. Per questo, la nostra preghiera riflette di solito l’umore di persone talentose in tempi di prosperità e pace: composta e tradizionale. Soffriamo individualmente; tuttavia, raramente i nostri culti sono mossi da rimostranze e cordoglio davanti a Dio.

Un lamento è sofferenza trasformata in preghiera. È la preghiera di persone che si sentono smarrite e disorientate. Storicamente, è stata la preghiera delle minoranze, dei poveri e dei perseguitati — i pastori cinesi in prigione e gli schiavi neri che cantano della giustizia e della venuta di Cristo.

Se fino ad un mese fa il lamento sembrava estraneo a molti italiani, oggi i pastori hanno trovato nelle storie bibliche echi inquietanti di ciò che sta attualmente succedendo nel proprio paese. “Vedere mogli che non possono dire addio né celebrare i funerali dei propri mariti mi ricorda come Gesù fu seppellito frettolosamente e le donne che tornarono sulla sua tomba per ungere il suo corpo,” mi ha detto Gaetano di Francia, direttore dell’Unione delle Chiese Bibliche Cristiane in Italia. “L’impossibilità di dire addio produrrà un dolore ancora più profondo.”

Il linguaggio del lamento sarà forse una delle lezioni che i cristiani impareranno da questa crisi. Potrà aiutare i credenti a disimparare una spiritualità del centro per imparare una spiritualità dei margini (come il pastore Abraham Cho ci ricorda).

2) Preghiere di Intercessione

Non ho mai passato così tanto del mio tempo in preghiera per intercedere per altri. Mi vergogno di confessare che, nel passato, ho spesso detto alle persone “Pregherò per te,” dimenticando poi di farlo.

Ma ora che il virus dilaga, sono stato colpito dalle immagini di dottori esausti e di persone sdraiate dentro ospedali improvvisati. Un membro della nostra chiesa si è ammalato gravemente, ma è stato respinto dal pronto soccorso perché è invaso da così tanti casi di coronavirus.

Non posso incontrarlo o stendere le mie mani su di lui a causa del blocco disposto su tutto il territorio nazionale, ma sto pregando per la sua guarigione. Come chiesa, abbiamo pregato per i dottori, creato un fondo comune per aiutare coloro che sono in difficoltà economica e digiunato per il nostro paese.

La crisi del coronavirus ha unito gli evangelici italiani, che hanno indetto una Giornata Nazionale di Preghiera la scorsa domenica (22 marzo). “Pentecostali, Riformati, Metodisti, Battisti, Congregazionalisti e altri si sono incontrati ai piedi del Signore, uniti dallo Spirito Santo,” mi ha detto Giacomo Ciccone, presidente dell’Alleanza Evangelica Italiana.

“È come se Dio avesse preparato pastori e denominazioni in tutto il paese per unirsi insieme in preghiera per la nazione e per la chiesa,” mi ha detto Leonardo de Chirico, vice presidente dell’Alleanza. “È stato l’evento più facile da organizzare. Nessuno ha dovuto insistere; tutti sono stati subito entusiasti di partecipare.”

Mila Palozzi, un pastore della mia comunità, la Chiesa Hopera a Roma, è d’accordo sul fatto che gli evangelici si stanno stringendo insieme.

“Nella Terra Promessa, Israele pensava in termini di tribù, ma in esilio in termini di nazione,” mi ha detto. “Così sta facendo l’Italia: questa crisi sta portando le chiese e le denominazioni a pregare insieme come un unico corpo per il nostro paese.”

È un assaggio dello spirito di unità e di intercessione che si propaga in tutto il mondo. Per esempio, questa domenica (29 marzo) l’Alleanza Evangelica Mondiale annuncerà una Giornata Mondiale di Digiuno e Preghiera.

3) Preghiere di Silenzio

Tuttavia, le notizie sono così buie e la sofferenza così globale in questi giorni che quando siamo in preghiera possiamo sentirci sopraffatti. Come potrebbero mai le mie preghiere essere adatte per questo momento? La nostra onesta risposta potrebbe essere, “Signore, sono sconvolto. Non so cosa dire.”

Quando ho visto i camion dell’Esercito che nel nord Italia trasportavano salme verso i forni crematori per mancanza di spazio nei cimiteri, sono rimasto senza parole.

Ma sperare nel Signore è giusto. Riporre in lui la nostra fede ormai rimasta senza parole è una preghiera legittima. Quando Paolo scrive delle sofferenze del tempo presente, aggiunge:

Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede egli stesso per noi con sospiri ineffabili; e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio. (Rom. 8:26-27)

Quando le parole mancano, possiamo fermarci e riconoscere che Dio è Dio.

“Come famiglia, abbiamo scelto di riempire i nostri silenzi pieni di dubbi con le sicure promesse di Dio,” mi ha detto Stefano Picciani, uno dei predicatori della Chiesa di Stadera a Milano. “La dichiarazione di verità di Asaph nel Salmo 73 — ‘Ma io sono sempre con te’ ci dà le parole per pregare.”

Desideriamo giustamente tornare alla normalità e a riunirci come comunità. Immaginiamo i festeggiamenti e gli abbracci!

Quando questa pandemia sarà sconfitta, molti si identificheranno con il sentimento di sollievo del Salmo 126 (“Quelli che seminano con lacrime, mieteranno con canti di gioia.”) e con la gioia del Salmo 150 (“Ogni cosa che respira lodi il Signore.”).

Ma insieme ai festeggiamenti dovremo essere saggi nel ricordare le preghiere che abbiamo innalzato in questo tempo di malattia. Che questa pandemia possa rendere i nostri cuori più umili ed insegnarci le preghiere dei deboli, dei preoccupati e di quelli che sono rimasti senza parole.

René Breuel è il pastore fondatore di Hopera, una chiesa a Roma, e l’autore de ‘Il Paradosso della Felicità’.

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