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Cosa Lutero Ci Insegna Sul Coronavirus

È fedele chi vuole sfuggire a un’epidemia? 
La riflessione del riformatore tedesco sulla peste può fungere da guida per i cristiani in Cina e dovunque il virus di Wuhan si è diffuso.

Christianity Today March 27, 2020
Mallory Rentsch / Source Image: Betsy Joles / Stringer / Getty Images

Dal suo epicentro a Wuhan, in Cina, lo scoppio dell’attuale coronavirus sta alimentando la paura e ha bloccato viaggi ed affari in tutto il globo. Più di 3200 persone sono morte solamente in Cina, e più di 561000 sono infettate in circa 170 paesi, superando così l’epidemia di SARS del 2003.

I cittadini di Wuhan, una delle maggiori città del centro della Cina, paragonabile a Chicago, sono sotto lockdown per ordine del governo e le attività pubbliche sono ferme, inclusa l’annuale celebrazione del Capodanno Cinese (che sarebbe dovuto iniziare il 25 gennaio). I cristiani cinesi, a Wuhan e in Cina, si sono dovuti confrontare con difficili decisioni da assumere, se essere tra i Cinesi che ritornano a casa per visitare la famiglia (come è usanza nella stagione delle feste lunari), fuggire dal continente o persino se riunirsi per i normali culti domenicali.

Ma i seguaci di Gesù hanno diritto di sfuggire a un’epidemia, quando le persone stanno soffrendo e morendo?

Nel XVI secolo, i cristiani tedeschi chiesero a Martin Lutero una risposta a questa importante domanda.

Nel 1527, meno di 200 anni dopo che la Morte nera aveva falcidiato metà della popolazione europea, la peste era riapparsa a Wittenberg, la città dove Lutero risiedeva, e nelle città vicine. Nella sua lettera Se è lecito fuggire da una pestilenza mortale, il famoso riformatore valuta quali debbano essere le responsabilità dei cittadini ordinari durante il contagio. I suoi consigli servono come guida pratica ai cristiani che devono affrontare la diffusione di malattie infettive oggi.

In primo luogo, Lutero sostiene che chiunque abbia una condizione di servizio nei confronti di un altro ha un impegno vocazionale a non fuggire. Coloro che svolgono un ministero, scriveva, «devono altresì rimanere saldi davanti al pericolo della morte». I malati e coloro che stanno morendo hanno bisogno di un buon pastore che li rafforzerà e conforterà e amministrerà i sacramenti, per non negarglieli prima della loro dipartita. I pubblici ufficiali, inclusi i sindaci e i giudici, devono rimanere e mantenere l’ordine civile. I pubblici servitori, inclusi i medici sovvenzionati dalla città e gli ufficiali di polizia devono continuare ad assolvere ai loro doveri professionali. Anche i genitori e i tutori hanno doveri vocazionali nei confronti dei loro bambini.

Lutero non limitava la cura dei malati ai professionisti del sistema sanitario. In un momento in cui Wuhan è a corto di posti letto e di personale negli ospedali, il suo consiglio assume una speciale rilevanza. La città, una della più popolose della Cina, con circa undici milioni di abitanti, vive una fase in cui si stanno rapidamente costruendo due nuovi ospedali per ospitare i crescenti numeri di pazienti affetti da coronavirus. I cittadini comuni, senza nessun training medico, potrebbero trovarsi nelle circostanze di dover provvedere assistenza ai malati. Lutero sfida i cristiani a vedere delle opportunità nell’assistere i malati, opportunità che diventerebbero come un’assitenza resa a Cristo stesso (Mt 25:41–46). Dall’amore per Dio emerge la pratica dell’amore per il prossimo.

Ma Lutero non incoraggia i suoi lettori a esporsi in maniera sconsiderata. La sua lettera fa costantemente leva su due beni che tra loro competono: onorare la santità della propria vita e onorare la santità di coloro che sono nel bisogno. Per Lutero è chiaro che Dio dà agli uomini una tendenza ad auto–proteggersi e confida che si prenderanno cura dei propri corpi (Ef 5:29; 1 Cor. 12:21–26). «Tutti noi», afferma, «abbiamo la responsabilità di allontanare questo veleno al meglio delle nostre abilità perché Dio ci ha comandato di prenderci cura del corpo». Difende le misure di salute pubblica come la quarantena e incoraggia la ricerca delle cure mediche quando disponibili. Infatti, Lutero propone che non agire in questo modo equivale ad agire in maniera sconsiderata. Come Dio ha fatto dono agli uomini dei propri corpi, così sulla terra ha donato loro le medicine.

Cosa fare dunque se un cristiano desidera sempre fuggire? Lutero afferma che la sua, nei fatti, potrebbe essere la risposta fedele del credente, facendo sì che il prossimo non sia in pericolo immediato e che si possano provvedere dei sostituti che «possano prendersi cura dei malati al loro posto e curarli». Lutero ricorda ai lettori che la salvezza è indipendente da queste buone opere. Alla fine egli incarica “«i devoti cristiani … di giungere alla proprie decisioni e conclusioni» se fuggire o restare durante la pestilenza, confidando che arriveranno a una decisione dettata dalla fede grazie alle preghiere e alla meditazione delle Scritture. La partecipazione all’assistenza ai malati scaturisce dalla grazia, non da un obbligo.

Comunque, Lutero stesso non aveva paura. Nonostante le esortazioni dei suoi colleghi di università, egli rimase per assistere i malati e i morenti. Esortava i suoi lettori a non aver paura di «qualche piccola bolla» durante l’assistenza al prossimo.

Sebbene i figli di Dio affrontino le sofferenze terrene, coloro che proclamano la fede in Cristo condividono una promessa di liberazione dalla malattia e dalle sofferenze. In una lettera aperta che esortava alla preghiera i cristiani di tutto il mondo, un anonimo pastore di Wuhan afferma «La pace [di Cristo] non ci sottrae al disastro e alla morte, ma piuttosto ci dà pace nel mezzo del disastro e della morte, perché Cristo ha già superato queste cose». Sia Lutero sia il pastore di Wuhan esprimono la realtà della sofferenza ma riconoscono che la morte e la sofferenza non hanno l’ultima parola.

Questa settimana, i miei nonni in Cina mi hanno mandato un messaggio dicendo che stanno bene e che vivono come “topi” nei loro appartamenti, uscendo solo quando è necessario. Per puro caso, nel sistema zodiacale cinese, il 2020 è l’anno del topo, l’animale portatore di pulci che diffuse la peste nell’Europa del XIV secolo.

I miei nonni vivono a Occidente di Wuhan, nella provincia del Sichuan, dove più di 100 casi di coronavirus sono stati confermati. Non posso aiutarli ma posso pensare a loro e ai miei altri parenti che vivono in Cina in questo periodo. Speravo di mandar loro delle mascherine visto che in molti negozi asiatici sono esaurite, ma i miei genitori e io abbiamo scoperto questa settimana che anche i negozi americani sono stati svuotati.

In un clima di paura che circonda la diffusione dell’epidemia sono ritornato alla lettera di Lutero per trovarvi una guida. Come studente di medicina e futuro medico ho un chiaro impegno vocazionale a prendermi cura dei malati che abbiano il coronavirus, la tubercolosi o l’influenza. Sì, prenderò le dovute precauzioni. Ma grazie a Lutero mi sono ricordato che sono tutti individui che meritano assistenza nella stessa maniera.

«Quando ti abbiamo visto malato?» chiedono i giusti nella parabola delle pecore e delle capre e Gesù risponde, «Ogni volta che lo avete fatto a uno di questi fratelli, che sono i meno importanti, lo avete fatto a me» (Mt 25:39–40).

E se il coronavirus invade le nostre comunità, come risponderemo?

Emmy Yang è un ricercatore in teologia, medicina, e cultura alla Duke University è studente di medicina alla Icahn School of Medicine di Mount Sinai.

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