Church Life

Cosa serve per fondare chiese in Europa

Mentre alcuni vedono nell’ambizione la chiave dell’evangelizzazione, altri sperimentano modi più sottili per entrare in contatto con persone che non pensano di aver bisogno di Dio.

Christianity Today Updated September 3, 2024
Luigi Olivadoti

L’obiettivo è audace. Ma secondo James Davis, fondatore del Global Church Network, i cristiani hanno bisogno di scadenze. Altrimenti non faranno mai ciò che devono fare per adempiere al Grande Mandato.

Il suo gruppo si è riunito a Zurigo, in Svizzera, lo scorso settembre con 400 responsabili di ministeri provenienti da tutta Europa, dedicati a a formare e preparare più di 100.000 nuovi pastori nel prossimo decennio. La rete prevede di istituire 39 centri in Europa, con l’obiettivo di aggiungerne altri 442 negli anni a venire, per formare fondatori di chiese, evangelisti e pastori che proclamino il Vangelo.

“Una visione diventa un obiettivo quando ha una scadenza”, ha affermato Davis all’evento.

“Molti leader cristiani oggi dubitano delle loro convinzioni e credono ai loro dubbi. È tempo per noi di dubitare dei nostri dubbi e credere alle nostre convinzioni. Rivendicheremo, scaleremo e conquisteremo il nostro monte Everest, il Grande Mandato.”

Davis collabora con diversi partner molto motivati in questo progetto, tra cui le Assemblee di Dio (Assemblies of God), la Chiesa di Dio (Church of God) (Cleveland, Tennessee) e la Chiesa Pentecostale Internazionale della Santità. (International Pentecostal Holiness Church). La rete annovera anche la Chiesa Wesleyana (Wesleyan Church), la Chiesa del Nazareno (Church of the Nazarene), la Chiesa Quadrangolare (Foursquare Church), la Chiesa di Dio in Cristo (Church of God in Christ) e l’OMF International (ex Overseas Missionary Fellowship) come membri di una coalizione più ampia che lavora per portare a termine il Grande Mandato nel prossimo futuro. Anche se il loro obiettivo europeo risultasse un po’ irraggiungibile, senza dubbio faranno comunque molto da qui alla scadenza.

E la Global Church Network non è la sola. In Germania, la Bund Freikirchlicher Pfingstgemeinden (Associazione delle Chiese Pentecostali Libere) ha annunciato l’intenzione di fondare 500 nuove chiese entro il 2033. Il gruppo, che celebrerà il suo 150° anniversario nel 2024, ha dichiarato a CT che attualmente sta fondando nuove congregazioni al ritmo di circa sette all’anno. Suscitare nuovi pastori è fondamentale per la sua strategia di crescita.

E il Bund Evangelisch-Freikirchlicher Gemeinden in Deutschland (Associazione delle Chiese evangeliche libere in Germania) ha fondato 200 chiese negli ultimi dieci anni. Oggi conta circa 500 congregazioni con 42.000 membri. Gli Evangelici Liberi (Free Evangelicals) hanno inoltre in programma di fondare 70 nuove chiese entro il 2030, al ritmo di 15 all’anno, e di fondarne altre 200 entro il 2040.

“Fissare degli obiettivi è una cosa piuttosto comune in Europa”, ha affermato Stefan Paas, titolare della cattedra JH Bavinck per Missiologia e Teologia interculturale presso la Free Univeristy of Amsterdam e autore di Church Planting in the Secular West .

Tuttavia non è convinto che sia una buona cosa per le missioni cristiane. Infatti, non pensa che ambizione, entusiasmo e definizione degli obiettivi funzionino davvero.

La ricerca di Paas dimostra che gli approcci basati sull’offerta, ovvero l’idea che se fondi qualcosa, le cose succederanno, sembrano promettenti e spesso danno risultati immediati, ma i risultati per lo più svaniscono. Sebbene sia opinione diffusa che fondare nuove chiese determini crescita, i dati non dimostrano questo, ha affermato.

“Sì, le chiese più nuove tendono ad attrarre più persone e più convertiti, ma ne perdono anche di più”, ha detto Paas a CT. “C’è una dinamica secondaria per cui le persone entrano nelle chiese più nuove ma poi se ne vanno”.

Ha esaminato le statistiche relative ai membri delle chiese Free Evangelicals (Evangelici Liberi) dal 2003 al 2017 e ha scoperto che la fondazione di nuove chiese è spesso correlata a una rapida crescita ma poi a un lento declino.

“Una cosa è attrarre le persone, un’altra è tenersele strette”, ha affermato.

Parte del problema, secondo Paas, è che le cose che attraggono le persone nelle nuove chiese, come la buona musica, la predicazione dinamica e un senso di vera passione per qualcosa che accade, non si traducono in un discepolato più profondo. Le persone non diventano più impegnati o si coinvolgono di più e quando la chiesa smette di essere una cosa nuova o entusiasmante, svaniscono.

Ecco perché le fondazioni di chiese sembrano spesso avere molto successo nei contesti urbani, dove ogni giorno arrivano molte nuove persone; ironicamente, può rivelarsi più facile attrarre nuovi convertiti in contesti profondamente secolari, come gli ex paesi comunisti. Ma convincere le persone ad entrare non è una sfida così grande quanto creare un legame profondo, significativo in modi che trasformano la vita. Molti nuovi arrivati non restano a lungo.

Paas sostiene che i cristiani dovrebbero concentrarsi maggiormente sulla contestualizzazione, sulla sperimentazione di cose nuove e sulla formazione dei pastori affinché costruiscano relazioni vere. Mentre Davis e altri sostengono che l’ambizione è necessaria per mobilitare le persone ed evangelizzare il mondo, secondo Paas le chiese fondate in Europa hanno successo attraverso la sperimentazione e la creatività.

“Gli spazi sperimentali e le nuove espressioni sono molto più importanti rispetto alla chiese tradizionali”, ha affermato. “L’innovazione è molto più importante rispetto l’imprenditorialità orientata alla crescita.”

Una chiesa che fa questo si trova a Eisenach, una piccola città con circa 42.000 abitanti nello stato orientale della Turingia. Eisenach ha legami storici con la Riforma protestante: Martin Lutero e Johann Sebastian Bach vissero entrambi lì, anche se in periodi diversi; tuttavia, oggi circa il 70 percento della popolazione non ha alcuna affiliazione religiosa. Sono, come dicono i tedeschi, konfessionslos (“senza confessione”).

“Qui il credere proprio non esiste”, ha affermato la pastora Cordula Lindörfer. “Quando gli abitanti di Eisenach sono nei guai o in crisi, non pensano a Dio o alla chiesa. Non guardano mai al soprannaturale. Semplicemente non lo ritengono rilevante.”

Ciò può rendere piuttosto complicata la fondazione di una chiesa. Così Lindörfer e il suo team, con il supporto dell’Associazione delle Chiese Evangeliche Libere, hanno deciso di non iniziare con un Gottesdienst (servizio religioso), ma di concentrarsi prima su altre tre G : gemeinschaft , geniessen e gestatten , ovvero comunità, divertimento e concessione.

Presso la StartUp Church, la loro fondazione a Eisenach, il team invita i membri della comunità a dei brunch mensili per discutere di argomenti come se la “giustizia per tutti” sia un sogno utopico o qualcosa che potrebbe essere realizzato. Il primo evento della chiesa, nel 2020, si è svolto in un pub. Lo pubblicizzarono come un incontro per “discutere dubbi, convinzioni, parlare di Dio e del mondo”.

Oggi, StartUp organizza un incontro settimanale presso un bar locale chiamato Cat’s Leap, mentre le famiglie socializzano in un parco locale.

In un recente incontro, le persone hanno esplorato le diverse possibili prospettive nella storia raccontata da Gesù sui lavoratori in una vigna che venivano tutti pagati allo stesso modo, anche se lavoravano in modo diverso (Matteo 20:1–16).

Lindörfer ha affermato che la maggior parte delle persone che si arrivano a StartUp ha un’età compresa tra i 30 e i 40 anni. Il suo lavoro è meno quello di un tipico pastore (non predica né insegna molto) e più quello di una moderatrice e organizzatrice.

“Gli abitanti di Eisenach sono tutti pronti a conversare; hanno tutti opinioni e idee”, ha affermato. “Per me si tratta piuttosto di creare uno spazio in cui le persone si sentano benvenute, per il contatto piuttosto che per competere”.

Paas ritiene che questo sia probabilmente il vero futuro della crescita della chiesa nell’Europa secolare. Il successo avrà meno a che fare con i grandi obiettivi e più con quelli difficili, e si concentrerà sul lavoro quotidiano di fare amicizia, costruire connessioni, mostrare alle persone l’amore di Dio e invitarle a immaginare che la fede cristiana potrebbe essere rilevante per le loro vite.

Chi pensa che fondare nuove chiese in Europa sarà un’operazione facile e veloce dovrebbe probabilmente restare a casa, ha detto Paas a CT. “Altrimenti rimarrete delusi e potreste persino perdere la vostra fede”, ha affermato.

Paas non ha perso la sua.

Quando osserva l’opera missionaria che si svolge nel continente, trova speranza nella promessa, come scrisse Paolo in 1 Corinzi 1:18–31, che Dio usa cose stolte per realizzare propositi divini.

“So che questa è opera di Dio”, ha detto. Se non ci credessi, non riuscirei a dormire la notte.”

La chiesa sta lottando per radicarsi nel Liechtenstein

Guidando verso sud sulla strada europea 43, potresti notare che ci sono solo cinque uscite per il Liechtenstein. Oppure potresti non accorgertene, data la velocità con cui si sfreccia oltre i 24 chilometri della monarchia di lingua tedesca.

Situato tra l’Austria e la Svizzera e circondato dalle Alpi, il Liechtenstein è una delle nazioni più piccole del mondo. Ed è anche uno dei più ricchi. Il prodotto interno lordo del Liechtenstein ammonta alla sbalorditiva cifra di 197.000 dollari a persona. Si tratta di più del doppio del valore economico prodotto negli Stati Uniti ogni anno e più del triplo del valore prodotto dalla Germania, considerata la “potenza economica” d’Europa.

Quindi la maggior parte delle persone, se pensa al Liechtenstein, non lo considera un campo di missione.

Ma secondo Paul e Mike Clark, pastore padre e figlio, la maggior parte delle persone si sbaglia. Da giugno 2022 i Clark stanno cercando di fondare una chiesa nel Liechtenstein.

“Qui c’è bisogno del vangelo tanto quanto altrove”, ha detto a CT il figlio Mike Clark, 44 anni, durante una passeggiata nella capitale Vaduz, una cittadina di circa 6.000 abitanti situata ai piedi del castello dove il monarca, il principe Hans-Adam II, vive con la sua famiglia.

Circa il 70 percento delle 40.000 persone è cattolico romano. Esistono alcune piccole minoranze di altri gruppi religiosi (l′8% della popolazione si identifica come protestante riformato e il 6% come musulmano), ma la maggior parte delle persone è considerata cattolica.

“Non lasciatevi ingannare dalle statistiche ufficiali”, ha affermato Mike Clark. “Solo circa il 10 percento di queste persone si reca in chiesa la domenica.”

Convincere i cittadini del Liechtenstein a prendere in considerazione l’idea di andare in chiesa, e per giunta in una chiesa evangelica, si è rivelato piuttosto arduo in un paese caratterizzato dal capitale privato e dal cattolicesimo consolidato. Sembra che siano poche le persone interessate a conversazioni sulla fede. Sembra che siano pochi a sentire di avere bisogni spirituali. L’idea di qualcosa di diverso dal cattolicesimo nominale è per loro del tutto estranea.

“Abbiamo provato praticamente di tutto per entrare in contatto con le persone”, ha affermato Paul Clark, un americano di 72 anni che ha trascorso decenni in Europa. “Allestimento di un tavolo informativo nel centro di Vaduz. Avviare un coro gospel. E ora lanceremo un corso Alpha in estate”, che insegna le basi del cristianesimo.

Il coro gospel era molto popolare, ma nessuno è tornato più in chiesa per una visita. Ottenere i permessi dal municipio per il corso Alpha ha richiesto molto tempo ed energie, ma i corsi non sono stati particolarmente popolari.

Forse si scoprirà che la gente semplicemente non è poi così interessata alla chiesa. Attualmente nel Liechtenstein ci sono più casinò (sette) che comunità non cattoliche (cinque). Esistono solo due chiese evangeliche: la Free Evangelical Church di Schaan e la Life Church Liechtenstein di Eschen, dove i Clark si rivolgono a un piccolo gruppo di persone e sognano di raggiungerne molte, molte di più.

La Life Church si riunisce una volta al mese in un parco uffici alla periferia della città. L’allestimento della chiesa è semplice: alcune file di sedie di plastica, uno schermo con un’immagine delle Alpi come sfondo, qualche tavolo sul retro e un mix di torte fatte in casa, patatine e guacamole comprati al supermercato per gli spuntini dei visitatori.

Paul Clark guida il culto suonando la chitarra acustica insieme a un giovane brasiliano che suona il cajon. Una domenica, circa 25 persone si sono presentati al culto delle 16.00. La maggior parte proveniva da chiese partner della Svizzera orientale e dell’Austria occidentale. Hanno cantato “1000 ragioni” e “La bontà di Dio” in tedesco. Paolo ha ricordato loro in cosa consiste la fondazione di una chiesa. Citando il testo tedesco di “Splendi Gesù”, ha pregato affinché Gesù possa far risplendere la luce della gloria di suo Padre sul Liechtenstein.

Se i numeri rimangono bassi, potrebbero chiudere entro la fine del 2024.

“Secondo la mia esperienza, se una chiesa non guadagna terreno nei primi due anni, non ci riuscirà mai più”, ha affermato Paul Clark.

Luigi Olivadoti
Le fondazioni di chiese in Germania, Liechtenstein e Svizzera mostrano le sfide (e le opportunità) per gli evangelici in Europa.

Lui sa di cosa parla. Paul Clark arrivò per la prima volta in Europa dal Michigan negli anni ’70 con la Teen Challenge. In Germania Ovest incontrò sua moglie, Mechthild, che lavorava anche lei con Teen Challenge. Negli ultimi 50 anni, la coppia ha contribuito a fondare sei chiese europee in collaborazione con l’Associazione delle Chiese Pentecostali Libere. Si trovano negli stati tedeschi del Saarland, della Renania-Palatinato e della Turingia.

Mike Clark ha seguito le orme dei suoi genitori e ha contribuito ad avviare attività ministeriali nel Missouri, negli Emirati Arabi Uniti e in Oman.

Tuttavia, entrambi i Clark affermano che il Liechtenstein potrebbe essere il posto più difficile in cui abbiano mai cercato di parlare di Gesù alla gente. Fondare una chiesa è stato più difficile qui che in qualsiasi altro posto.

“Seguire Cristo qui ha un prezzo”, ha detto Mike Clark. “Non è la tua vita, ma è una certa perdita di anonimato e la pressione sociale che deriva dal dire: ‘Seguo Gesù‘”.

Ma la coppia padre-figlio resta risoluta. Credono (o forse sperano sarebbe un termine più appropriato) che alcune anime affamate abbiano domande sulla fede che non possono approfondire nel contesto della chiesa cattolica. Vogliono che la gente del Liechtenstein abbia un’opzione evangelica locale. Oggi, per riuscirci, molti dovrebbero recarsi all’estero per questo.

In realtà, l’idea originale per la fondazione nacque quando alcuni visitatori provenienti dal Liechtenstein giunsero alla chiesa più ben stabilita dei Clark, la FCG Bregenz (Libera Chiesa Cristiana di Bregenz) in Austria. Simile alla Life Church, la FCG Bregenz opera in un parco uffici. Si trova in un’ex area industriale tessile sulle rive del Lago di Costanza, in un edificio dall’atmosfera moderna e postindustriale.

Dirigendosi verso l’Austria, mentre i confini tra alcune delle nazioni più ricche sfrecciavano, Mike Clark ha osservato: “I confini non sono un grosso problema quando si tratta di commercio in questa parte del mondo”.

Ha aggiunto: “Le persone non dovrebbero dover attraversare dei confini per giungere a Cristo”.

Tuttavia, la FCG Bregenz è molto internazionale, come lo sono molte chiese evangeliche in Europa. Alle funzioni religiose partecipano non solo gli austriaci, ma anche persone provenienti da Germania, Svizzera e Liechtenstein, nonché espatriati provenienti da Kenya, Siria e Stati Uniti.

Mike Clark è cresciuto in Germania, ha studiato teologia negli Stati Uniti, ha conseguito un dottorato in giurisprudenza nei Paesi Bassi e, insieme alla moglie Laura, ha trascorso 15 anni nel lavoro di soccorso e sviluppo della chiesa prima di sentire la chiamata a fondare una chiesa in Austria e poi un’altra nel Liechtenstein.

I Clarks hanno fondato la FCG Bregenz nel 2016. Mike Clark, ordinato al ministero in una chiesa pentecostale nel 2004, la guida dal 2020.

Porta tutta questa esperienza al ministero e la sua identità interculturale emerge quando predica. Quando sale sul palco, i fedeli potrebbero pensare di essere in una chiesa negli Stati Uniti. Con la barba, i jeans attillati, il maglione grigio, le scarpe da tennis bianche e l’iPad, “Pastore Mike” sembra il pastore di una megachiesa alla moda. Ma poi comincia a predicare in un tedesco eccellente.

Ogni domenica circa 60 persone frequentano la sua chiesa austriaca e altrettante la seguono online. Secondo Mike Clark, la FCG Bregenz è una delle diverse chiese fondate negli ultimi 10 anni nelle regione più occidentale dell’Austria, il Vorarlberg. La maggior parte delle chiese della rete ha meno di 50 fedeli ogni domenica, il che rende la FCG Bregenz una chiesa-leader. La chiesa è diventata un campo di addestramento per i fondatori di chiese che desiderano evangelizzare più europei.

Evert van de Poll, missiologo olandese, ha affermato che l’Europa rappresenta una sfida particolare per l’evangelizzazione. Il peso di un’eredità culturale cristiana e un secolo di secolarizzazione fanno sì che poche persone cerchino le chiese.

Le nuove forme di spiritualità individualizzata possono essere alquanto popolari, ma ciò raramente si traduce in una curiosità verso le esperienze spirituali in una chiesa evangelica.

Van de Poll ha affermato di aver visto gli evangelici raggiungere con successo i migranti e i rifugiati in Europa. E alcune chiese, in Gran Bretagna, Francia, Germania, Austria e perfino nel piccolo e ricco Liechtenstein, stanno provando un modello più attento alle esigenze di chi cerca, con una lode contemporanea, una predicazione rilevante e un messaggio che il vangelo è importante oggi.

Ma ciò che funziona da una parte del confine europeo, ha affermato Van de Poll, non funziona necessariamente dall’altra.

“Si potrebbe pensare che i principi di base siano gli stessi, ma i confini sono importanti”, ha affermato. “I pastori e i missionari devono rendersi conto della diversità dell’Europa e delle linee di demarcazione tra i diversi stati, le diverse culture e i loro diversi gradi di influenza protestante, cattolica o secolare”.

Questa potrebbe essere la lezione che i Clark imparano dalla Life Church nel Liechtenstein. Nonostante il successo in Austria e la loro variegata esperienza internazionale, nulla sembra radicarsi nella ricca topografia del più piccolo stato di lingua tedesca d’Europa.

Forse l’anno prossimo, se la chiesa riuscirà ad andare avanti per così tanto tempo, qualche germoglio di vita spunterà dal terreno.

Ma forse no.

“Se dai nostri sforzi non uscirà nulla… probabilmente chiuderemo bottega”, ha detto Paul Clark. “Ma Dio ci ha chiamati qui, lo sappiamo.”

Gli evangelici prosperano in una città della Svizzera

Per essere una cittadina piccola, Buchs ha un numero sorprendente di chiese. Il comune all’estremità orientale della Svizzera ospita ovviamente una comunità cattolica romana e una congregazione protestante svizzera, ma ospita anche una chiesa dell’Alleanza evangelica, una Chiesa evangelica libera, una Chiesa neo-apostolica, un’International Christian Fellowship e la chiesa non confessionale GRACE.Church.

Infatti, c’è circa una congregazione evangelica ogni 1.000 persone, il che ha fatto guadagnare a Buchs il soprannome di “Canaan sul Reno”, una terra promessa per gli evangelici svizzeri.

Solo circa il 2 percento della popolazione svizzera si definisce evangelico. Ma per qualche motivo a Buchs circa il 10 percento delle persone frequenta una chiesa evangelica.

Perché questa città è diversa?

I pastori che guidano le chiese di Buchs hanno alcune teorie. Secondo loro, potrebbe non esserci una spiegazione sociologica: lo Spirito Santo, dicono, opera in modi che vanno oltre la comprensione umana.

“C’è qualcosa di profetico in questo posto”, ha detto Ben Stolz, pastore di GRACE. Church, a CT mentre era seduto in un bar a Buchs e sorseggiava un cappuccino. “La città ha un profondo background spirituale.”

Ulrico Zwingli, riformatore del XVI secolo, nacque appena fuori Buchs. La fattoria in cui è cresciuto è ancora oggi un luogo di pellegrinaggio e di riflessione spirituale.

Più di recente è nato a Buchs il carismatico predicatore Leo Bigger. Cresciuto cattolico, era un promotore di discoteche e aveva una sua rock band prima di diventare evangelico e di raggiungere la leadership dell’International Christian Fellowship (ICF). Oggi è pastore della più grande congregazione protestante della Svizzera, l’ICF di Zurigo, e la rete è cresciuta fino a comprendere circa 60 congregazioni in 13 paesi. Una di queste si trova ovviamente a Buchs, guidata dai coniugi Sarah e Werner Eggenberger.

La chiesa di Stolz attira in media circa 150 persone la domenica, a cui si aggiungono circa altre 30 persone che seguono online. Questa congregazione non confessionale è una delle più grandi della città ed è nota per la lode contemporanea, l’atmosfera rilassata e i sermoni su temi di attualità.

Stolz, cresciuto a Buchs, la descrive come una chiesa “moderna” e “viva”. Sogna che un giorno l’Europa possa essere “costellata di comunità sane e vivaci” come la chiesa GRACE, “dove le persone giungono a conoscere Gesù Cristo, sperimentano la guarigione e prosperano attraverso la loro crescente conoscenza dell’amore e della grazia del nostro meraviglioso Dio”.

Lui sa che alcune persone trovano una tale visione sconvolgente e persino offensiva. Diversi anni fa, il teologo cattolico Günther Boss, appena oltre il confine, nel Liechtenstein, utilizzò la chiesa GRACE come esempio di ciò che non andava nel cristianesimo moderno. Affermava che la sua teologia era debole, i suoi sermoni “ripugnanti” e che era allo stesso tempo troppo moderna e troppo antiquata.

“Nella loro forma sono molto vivaci e giovanili”, ha detto Boss al Liechtensteiner Vaterland , uno dei due quotidiani del Paese. “Ma nel loro contenuto sono reazionari e hanno idee morali molto ristrette.”

Tali critiche non sono rare in Europa. Le chiese libere, ovvero quelle che operano senza privilegi concessi dallo Stato, sono spesso stigmatizzate come sette strane e antisociali. A Buchs, tuttavia, ci sono abbastanza evangelici che la maggior parte delle persone ne conosce almeno uno, e qui gli attacchi hanno meno peso che altrove.

“Andiamo ai matrimoni degli altri, assistiamo ai funerali degli altri, celebriamo insieme nascite e battesimi”, ha detto a CT Martin Frey, pastore di una chiesa protestante svizzera ufficiale e autorizzata. “Ciò aiuta a educare le persone riguardo le chiese libere e fa sembrare superata l’immagine della ‘setta’”.

Frey considera Stolz un amico e gli piace bere il caffè con lui al bar. Collabora anche con altri pastori evangelici della città. Naturalmente hanno delle differenze teologiche, ma lui le conosce, si identifica con loro e può vedere quanto siano impegnati a soddisfare i bisogni spirituali dei residenti svizzeri.

Secondo Frey, gli abitanti di Buchs trovano in una chiesa evangelica qualcosa che non riescono a trovare nelle comunità religiose più tradizionali.

“Alzare le mani, stare in piedi e cantare, proclamare in lingue è molto, molto lontano dalla tipica mentalità svizzera”, ha detto Frey. “Gli svizzeri tendono a trattenersi.”

Tuttavia, alcuni a Buchs ritengono di aver raggiunto un legame con Dio e con gli altri cristiani solo quando smettono di trattenersi, superando o almeno trascurando i propri freni istintivi.

Olivier Favre, pastore battista riformato e sociologo, co-curatore di Phänomen Freikirchen (Fenomeno della Chiesa Libera), sostiene che questa sia la chiave del successo degli evangelici. Capiscono i bisogni umani. Mostrano alle persone come entrare in contatto tra loro e avere una relazione con il divino.

“Nella nostra società fortemente individualizzata, dove molti sono soli, l’idea di un rapporto personale con Dio, la convinzione che egli esaudisca le preghiere, che possa guarire i malati e compiere miracoli, soddisfa un bisogno spirituale”, scrive Favre.

In questo senso, naturalmente, Buchs non è diversa dagli altri paesi europei. La città può anche avere una storia unica, un senso di spiritualità e un numero sufficiente di evangelici eppure non essere considerata strana e marginale come lo è in altri luoghi. Tuttavia, le persone sono persone. L’Europa è l’Europa. E gli sforzi per evangelizzare sono tutti piuttosto simili.

In una recente domenica dedicata alla visione nella chiesa GRACE, Stolz ha presentato un piano per far crescere la chiesa. La formula è l’amicizia e la fedele testimonianza cristiana, ha detto a CT. Spera che ciò porti presto alla costruzione di un nuovo edificio in cui adorare, rendendo una delle tante chiese di Buchs ancora un po’ più visibile.

Lui vuole che la chiesa GRACE sia come una luce per le persone nell’oscurità. Oppure un fuoco caldo per chi ha freddo.

“Le persone sono sole”, ha detto Stolz, “e le chiese qui a Buchs sono qui per aiutare a costruire connessioni”.

Ken Chitwood è il corrispondente europeo del CT.

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